29.1.12

Maria in Galleria

1971 La Galleria del Nuovo Romano merita il cielo di Gastini come lo stesso cielo merita il luogo, che più di ogni altro ha visto, negli ultimi duecento anni, passare avanti e indietro il pensiero della città. In quel tratto, in quella manica coperta, che congiunge Piazza Castello a Piazza Carlo Alberto,  le parole segnavano la storia anche del mondo beat torinese. La musica la si comprava li intorno, tra Maschio e il Discolo, prim'ancora di Rock and Folk. Ci si nutriva ancora di 45 giri. Allora forse un' agorà, oggi una coronaria della città in questo flusso continuo, ora lento e rado, ora spiccio e fitto. Sulle due scalinate, diagonalmente opposte, da sempre una guerra di cartelli e catene e dissuasori e di giovani vietati a stare seduti, che seduti o per di più sdraiati ci stavamo eccome impossessandoci finalmente di pezzi di città, di questa città allora veramente buia, veramente grigia, veramente deserta, veramente fredda di fatto e di respiri. Fu per rallegrare la situazione che un giorno, in galleria, nella lunga cornice di terra, tra siepini ed erbetta fecero il loro debutto una quindicina di piante di marjuana, che con grande efficacia crebbero abbastanza da formare tutte insieme il miglior momento vegetal-decorativo in Galleria. Si contava, anche avvantaggiati dalla quasi nulla conoscenza di quella specifica verdura, di una più lunga latitanza  delle maestranze giardiniere e quello fu l'errore. Decapitate,  le piantine già nobili nel loro bel metro d'altezza, furono caricate sul mezzo funebre del mondo arboreo comunale per finire comunque in fumo. Robertino non si dava pace, aveva teorizzato come la Galleria fosse una serra ideale per una produzione locale d'origine controllata. Compose fin una canzone con la sua dodici corde che di corde però ne aveva meno, con accordatura aperta, che facilitava quel simil folk americano più che alla .Dylan, dilaniato. Le parole forse erano di  Gianni Delizia, una roba del genere: Torino ti caricherò sulla nave e ti porterò in Bhutan dove non ti dovrò aspettare/non ti dovrò aspettare / Torino ti crescerà la cresta/ comincerai a cantare/ canteremo in Galleria le lodi alla maria... E qui s'inseriva, come inciso rubato "don't bogart that joint my friend, pass it over to me..." del subito mitico Easy Ryder.

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