9.1.17

Una generazione in viaggio

"...in quel momento c’era il grande movimento della Beat Generation, che di fatto si confrontava con la fase politica: due aspetti in sostanza complementari, compensativi. Noi lasciavamo le caserme e non andavamo a fare il militare, lasciavamo le scuole e non prendevamo il diploma, lasciavamo la famiglia perché non ci riconoscevamo nei valori cattolici, della patria e dell’eroe, c’eravamo rotti i coglioni di appartenere ancora, sul piano educativo, alla generazione che ci precedeva, cioè alla generazione di mio padre.
Quindi l’abbandono della famiglia, della chiesa, la fuga dalla caserma, l’abbattimento delle frontiere… per noi viaggiare era un atto creativo, perché le frontiere le avevamo già cancellate dalla testa. L’Europa l’avevamo già unita, avevamo già unito il mondo, infatti era un movimento mondiale, non era né italiano, né europeo. In questo senso si andava in India. Quando dico che andavamo in India in autostop, è perché eravamo centinaia di migliaia di persone che da tutto il mondo andavamo in India in autostop. Così le cose fanno il loro corso e diventano storia."

da Dialogo sul Gran Teatro Urbano
di Richi Ferrero con Ruggero Bianchi
da "Il Gran Teatro Urbano di Richi Ferrero.
Teatro, teatralità, teatralizzazione delle arti dal palcoscenico alla scena urbana"
a cura di Ruggero Bianchi. Celid 2001


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